centro storico di valenza

Alla scoperta di Valenza

Valenza, benché sia solamente un popoloso comune di circa 20.000 abitanti, può essere considerata uno dei centri più rilevanti della provincia di Alessandria. Parlare di oro, non solo nella nostra provincia, ma in tutta Italia, significa anche un po’ parlare di Valenza, nota internazionalmente per l’artigianato orafo fiorito agli inizi del secolo scorso. A dire la verità, già prima era conosciuta per le sabbie aurifere del Po che venivano, ancora fino a qualche decennio fa, “vagliate al setaccio” da alcuni irriducibili ricercatori.

La storia di Valenza

Situata su una sorta di terrazza che prospetta sul Po ad un’altitudine di 125 m. sul livello del mare, Valenza, nel corso dei secoli, è stata assoggettata a popolazioni diverse. Il primo nucleo cittadino, probabilmente ricollegabile ad insediamenti di tribù liguri, ebbe origine attorno al X secolo AC. Sottomessa in seguito dai Romani (il nome deriva infatti dal termine romano Forum Fulvii Valentinum), divenne in breve fiorente e formò un nucleo urbano compatto. La tradizione popolare ne attribuisce il merito a San Massimo che avrebbe deciso l’accentramento degli abitanti nel luogo in cui si sarebbe posata una colomba lasciata in libertà: tale luogo è ancora oggi esistente e si chiama “Colombina”. E’ probabile, in realtà, che questo accentramento sia stato pensato dagli abitanti per garantire maggiore sicurezza di fronte alle scorrerie dei Barbari.

Durante l’epoca comunale Valenza conobbe un lungo periodo d’indipendenza durante il quale si assistette ad una notevole fioritura dei commerci grazie alla collocazione della città sul fiume: questa posizione le permetteva infatti di mettersi in contatto con le realtà urbane più doviziose di quel periodo. Solo nella seconda metà del XVI secolo dovette cedere la propria autonomia, assoggettandosi ai signori di Milano.

A partire dalla metà del XIX secolo, nonostante lo scontro particolarmente duro con il fascismo (Giusto Calvi fu eletto deputato socialista proprio a Valenza nel 1905), la città si trovò di fronte al progressivo affermarsi della propria vocazione industriale, diventando uno dei più importanti centri di lavorazione dell’oro e delle pietre preziose. Questa tradizione nacque verso la fine dell’Ottocento, quando Vincenzo Melchiorre, di ritorno da Parigi, iniziò a produrre gioielli in oro e pietre preziose.

Valenza oggi

L’originalità dell’artigianato orafo valenzano consiste proprio nel non aver mai dimenticato, a differenza di altri centri italiani, la manualità del lavoro e la professionalità che sovrintende alla creazione del gioiello. L’economia valenzana, a parte un limitato numero di laboratori calzaturieri diminuiti nel corso degli ultimi anni, è oggi completamente incentrata sull’industria dei metalli preziosi: con circa 1.500 laboratori e migliaia di addetti, si può considerare il primo polo mondiale della produzione orafa; operano in città importanti banchi dei metalli e commercianti di pietre preziose terminali delle piazze di Anversa, di Tel Aviv e di Bombay e numerose taglierie. La maggior parte della produzione è destinata all’esportazione, soprattutto in Germania, in Giappone e negli Stati Uniti ed è in generale preclusa alla compravendita fra privati.

Per poter acquisire le competente specialistiche richieste nella produzione orafa di tale settore, la scuola più qualificante è l’Istituto d’arte “Benvenuto Cellini” che opera a Valenza da oltre vent’anni ed è frequentato da studenti provenienti da tutta Italia e dall’estero, soprattutto da Giappone, Corea e Tunisia. Dotato di laboratori d’avanguardia molto attrezzati, prepara i futuri professionisti del design, dell’arte, dei metalli preziosi e dell’oreficeria.

Un ruolo fondamentale è rivestito dall’A.O.V., Associazione Orafa Valenzana, con più di 6.000 iscritti, che gestisce una mostra permanente di oreficeria, gioielleria ed argenteria riservata agli operatori stranieri. L’A.O.V. è nata nel 1945 grazie ad alcuni orafi che, trovandosi di fronte alla desolazione per i danni causati dal secondo conflitto mondiale, decisero di organizzarsi in un ente configurato per fronteggiare il mercato in modo cooperativo. Bisogna ricordare infine che tale associazione è presente nei principali appuntamenti espositivi del settore, in particolare alle rassegne di Vicenza, Basilea, New York e Tokio.

Da un punto di vista storico ed artistico, occorre ricordare a Valenza il Duomo del XVII secolo, che contiene una tela del Moncalvo, Palazzo Pellizzari, edificio neoclassico costruito nel primo Ottocento, attualmente sede del comune, e la chiesa dell’Annunziata, eretta sulle rovine dell’omonimo convento.

Il castello di Piovera

Il Castello di Piovera, del IX secolo, ha una configurazione attuale dovuta ad una edificazione avvenuta nel Trecento. Dopo essere appartenuto ai Visconti (le quattro torri risalgono a quel periodo), venne rimaneggiato nel XVII secolo ed in seguito trasformato in dimora signorile. Il fossato che lo circonda aumenta la valenza scenografica del complesso e lo rende adatto a rievocazioni storiche e folcloristiche estremamente interessanti.

La chiesa dell’Annunziata

Edificata sulla via che da Piazza del Duomo si dirige verso il Po, la Chiesa della Santissima Annunziata corrisponde all’edificio che venne ricostruito dopo l’assedio del 1696, assedio che vide l’antico monastero distrutto e le monache trasferite in un’altra struttura.

Lo stile della facciata č barocco piemontese, caratterizzato dal mattonato a vista mentre di particolare bellezza č, all’interno del campanile, la spirale dei gradini di pietra direttamente infissi al muro.

Gli interni custodiscono una cripta sepolcrale che ospita i resti delle suore di clausura.

Le monache venivano inumate sedute su di un apposito scalino delle cellette e tenute in quella posizione da un supporto di legno che veniva posto sotto il manto: ancor oggi le cellette murate portano l’anno ed il mese della sepoltura, senza alcun nome.

Il monastero venne soppresso nel 1802 e la chiesa fu affidata alla confraternita di San Rocco che ancor oggi la possiede.