centro storico acqui terme

Alla scoperta di Acqui Terme

Situata sulla sponda sinistra del fiume Bormida, Acqui Terme è indiscutibilmente la località più elegante e turistica di tutta la provincia di Alessandria. Adagiata al centro di dolci declivi collinari, in cui la vite la fa da padrona, oggi Acqui non solo è una città dall’economia consolidata e fiorente, ma è soprattutto un’attrattiva turistica internazionale per l’eleganza del suo centro storico e per le terme che ne fanno uno delle destinazioni curative più importanti in Italia.

Storia di Acqui Terme

Antico insediamento ligure, assurse alla dignità di municipio con la denominazione di Aquae Statiellae in seguito alla conquista da parte delle milizie del console Marco Popilio Lenate. La città conobbe in età repubblicana ed imperiale una notevole fioritura economica e sociale grazie alla posizione geografica ed al potere curativo dei suoi fanghi sulfurei: ne sono eloquente testimonianza le maestose arcate dell’acquedotto, ancora oggi visibili sul greto del fiume Bormida.

Purtroppo, se di Roma seguì i giorni fasti, della caduta dell’Impero sofferse anche i periodi più bui: le invasioni barbariche distrussero infatti il fiore della ricchezza che aveva acquisito finchè passò prima sotto un ducato longobardo, quindi sotto un comitato carolingio. La figura del vescovo-conte, tipica commistione di potere temporale e religioso nel Medioevo, trovò in Acqui la più tipica espressione di consolidamento dell’autorità religiosa e del potere politico.

Un rinnovato splendore la città conobbe nel XII secolo quando si dichiarò libero Comune e, come tale, al momento della discesa in Italia dell’imperatore Federico Barbarossa, aderì alla lotta condotta dalla Lega Lombarda anche in contrapposizione ai Comuni di Alessandria ed Asti. Dopo un lungo periodo di sottomissione al marchese del Monferrato, subì, nel corso del XVII e del XVIII secolo, le devastazioni ed i danni derivanti dai ripetuti passaggi di truppe francesi e spagnole fino a quando, nel 1708, passò sotto il dominio dei Savoia e a partire da tale data, se si eccettua la breve parentesi napoleonica, seguì le sorti sabaude fino all’Unità d’Italia.

La cattredale di San Guido

La Cattedrale di S. Guido, il Duomo di Acqui, è caratterizzato da un pronao che edificato dal Vescovo Camillo Beccio (prima di farsi prete fu infatti architetto) per dare riparo dalle piogge ai parrocchiani che si apprestavano al rito pre-battesimale. Certamente più ammirevole è però il portale, del 1481, con la gloria di Maria Assunta in Cielo scolpita nella lunetta superiore.

Appena entrati nella chiesta, subito sulla destra, è visibile la cosiddetta “icona della Madonna di Gruschewo”, ricostruzione in ceramica di un’icona a cui si votarono gli artiglieri acquesi durante la ritirata della campagna di Russia. Da lì lo sguardo del visitatore e del fedele si rivolge verso l’interno, un interno barocco e davvero imponente, anche se, prima della trasformazione del 1786, quando il pavimento fu alzato, lo slancio doveva essere ancora più significativo: si vedono ancor oggi infatti i basamenti delle semicolonne quasi completamente interrati.

Oltre alla tela spagnola detta della “Madonna del Montserrat”, situata nella parte finale dell’edificio, merita attenzione la suggestiva cripta o “piccolo duomo”, di gusto paleocristiano e catacombale, mentre il chiostro, dietro il Duomo, offre alla preghiera ed alla riflessione un angolo intimo, dall’aspetto quattrocentesco, austero, ma elegante.

La Badia di Tiglieto

L’Abbazia di Santa Maria, comunemente detta “Badia di Tiglieto” è raggiungibile percorrendo la strada provinciale che collega Tiglieto con Urbe: attraversato il ponte sul fiume Orba occorre prendere il bivio per Olbicella. Da qui è opportuno proseguire a piedi sulla strada sterrata che, dopo circa 400 metri, conduce alla piana dove, circondata da uno splendido bosco di cedri, abeti, larici, tassi e platani colossali, è eretta l’abbazia.

Fondata nel 1120, fu la prima comunità cistercense al di fuori del territorio francese, perpetrando anche qui quel ruolo di sviluppo culturale ed economico tipico delle attività dell’ordine. Lo si può notare nella stessa struttura del territorio circostante, con i prati modellati a schiena d’asino per far defluire le acque e nella piana, allora intensamente coltivata. La storia dell’abbazia, fatta di riconoscimenti ecclesiastici e nobiliari, dimostra la grande considerazione nella quale era tenuta a tal punto che i suoi monaci si recarono a fondare altre abbazie, quali quelle di Lucedio e di Staffarda. Qui risiedette lo stesso San Bernardo, personaggio faro dell’evoluzione del cristianesimo in Italia ed in Europa.

Frutto di continui rimaneggiamenti nel corso dei secoli, il 28 luglio 2000 sono terminati i lavori di manutenzione e di conservazione degli edifici organizzati dalla Provincia di Genova che hanno recuperato pienamente il fascino della struttura, nel rispetto dell’aspetto medievale esteriore e della fattura secentesca degli interni.